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fr-46 - ARABIA SAUDITA

22/06/2021

E poi l'Arabia Saudita.....non ricordo neanche come è iniziata quella avventura.....fui contattato da un certo Hassan, un siriano residente a Pesaro, ex cuoco in una pizzeria della città, che, lasciato il suo noiosissimo lavoro, si ritrovò ad intrecciare contatti con delle sue conoscenze in Libano, che svolgevano attività imprenditoriale in Arabia Saudita. Se ben ricordo, fui contattato sullo stand Tekla alla fiera di Milano 2010 per un possibile nuovo impianto produttivo in Arabia appunto. Hassan non era del mestiere, trovò subito sponda in me, che con Tekla stavo cercando opportunità per vendere ingegneria dove capitasse. L'opportunità sembrava buonissima per entrambi, soprattutto quando ci scoprimmo come entrambi residenti pesaresi.

Hassan mi illustrò brevemente di cosa si trattasse, una possibile nuova fabbrica di cucine a Gedda, con un nuovo capannone già in costruzione. Dai pochi dati tecnici che tramite Hassan ero riuscito a mettere insieme, abbozzai una idea di lay out con ciclo totalmente automatico: si parlava di fabbrica 4.0 ante litteram. In Arabia cominciava a scarseggiare manodopera a buon mercato in quanto il governo stava cominciando a rifiutare i visti ai tanti indiani/pachistani/bengalesi che fino a quel momento avevano fatto la fortuna delle aziende locali. C'era un progetto per rimpiazzare quel tipo di manodopera con sistemi di produzione più automatizzati.

Dai dati tecnici riscontravo l'utilizzo di materiale ferroso, alluminio, non capivo bene di cosa si stesse realmente parlando pertanto proposi a Hassan di organizzare un viaggio in loco per verificare direttamente di cosa si trattasse e valutare la reale possibilità di realizzare qualcosa di concreto. Come sempre, per una prima visita, proposi che mi venissero pagate solo le spese vive, per poi inviare un preventivo che, nel momento in cui fosse stato accettato, avrebbe dato il via all'inizio di una collaborazione.

Hassan convinse il suo interlocutore, e titolare della azienda insieme ad alcuni fratelli, ad accettare la mia proposta di un incontro in Arabia Saudita e predispose biglietto aereo e quant'altro per una trasferta di 4 giorni a Gedda.

Fu così che partii per questa nuova avventura verso un paese totalmente sconosciuto (dovetti rifare il passaporto in quanto avevo un visto israeliano che non mi avrebbe permesso l'entrata nei paesi Arabi). Il bello fu che la trasferta era in Luglio (il mese più caldo dell'anno) e durante il Ramadan di quell'anno.

Arrivai a Gedda via Doa, vennero a prendermi in aeroporto, mi portarono in hotel, era tardi pomeriggio, ma il sole era ancora alto e per questo non si poteva che bere un bicchiere d'acqua in quanto straniero e niente più. Sarebbe stato possibile mangiare qualcosa soltanto dopo il tramonto che arrivava verso le 21h30. Per cui mi mandarono in stanza a riposare prima di scendere al buffet, che poteva cominciare soltanto allo scoccare dell'ora X, annunciata da una sirena. Davanti alla sala ristorante c'era chiaramente già pronta una fila di persone che, non appena il segnale fu dato, si scaraventò sul ricco buffet per prendere quanto più possibile e fare riserva di cibo fino alla sera successiva.

Finita la cena, via verso la fabbrica, uscendo in un caldo infernale. Sempre per via del Ramadan la fabbrica era in piena attività produttiva per tutta la notte. Come mi era capitato in Egitto, anche là lavoravano a dei ritmi infernali in un caldo asfissiante. Noi invece ci dirigemmo subito verso l'ufficio del Capo, perfettamente arieggiato con un paio di condizionatori, con pasticcini e thé caldo a volontà. Si passò la notte girando per la fabbrica, rientrando in ufficio, bevendo e discutendo. Il giorno dopo mi portarono a vedere il nuovo capannone di 12.000 mt2 ,  che effettivamente era già in stato avanzato di costruzione.....

Tutto lasciava presagire a un progetto serio: la più grande e importante fabbrica di Mobili dell'Arabia Saudita (ma, attenzione, mobili in alluminio!!! Era la prima, ed unica, volta che vedevo quel tipo di cucina), sembrava ci fossero dei bei capitali alle spalle, un grande capannone in costruzione, il Capo che mi parlava molto interessato e sicuro di voler investire nel più breve tempo possibile. Proprio questo sembrava essere il problema: il tempo. Tutto doveva essere fatto molto velocemente, non si poteva perdere l'opportunità di finanziamenti e la volontà di trasformare la fabbrica in una quanto più moderna possibile.

Per questo motivo, appena rientrato in Italia, cominciai ad allestire il lay out finale, prendendomi il rischio di non essere pagato, in quanto avrei però fatto da capo-commessa e incassato quindi un bel margine di provvigioni. In questo ero spinto da Hassan che vedeva un bel profitto anche per lui e da Al Rashid (il Capo) che voleva assolutamente arrivare a conclusione dell'affare. Era stata decisa quindi una loro venuta in Europa per visitare i possibili fornitori dei macchinari e eventualmente qualche fabbrica automatizzata di mobili (in Legno) perché l'idea era anche di riconvertire parte della produzione dall'alluminio al truciolare. Fu così che preparai l'offerta definitiva in tempi molto rapidi e organizzai, con l'amico Gérard Fournier, una visita presso la Mobalpa per mostrare un impianto di altissima tecnologia. Li avrei incontrati prima in Italia dove erano stati fissati degli incontri in zona Pesaro, per poi lasciarli andare soli fino ad Annecy dove li avrebbe ricevuti Gérard, e quindi incontrali nuovamente a Parigi dove avrebbero loro passato un paio di giorni di vacanza e io sarei stato insieme a mia moglie, che andava a trovare una sua amica, per partire già la domenica per una lunga trasferta in Brasile.

Si presentarono in 5, Al Rashid , la sua amante (molto più giovane di lui) libanese, il suo contabile e il suo responsabile di produzione, Hammed, ex pugile professionista, un armadio di un metro e novanta con delle mani che mettevano paura solo a guardarle, più Hassan che li accompagnava.

Tutto sembrava estremamente serio e positivo, fino all'incontro dell'ultima notte a Parigi. Li portai a cena da Chez Clement, di fronte all'Opera, e mi feci accompagnare anche da mia moglie e dalla sua amica Andrea (una bellissima donna argentina che poi incontreremo). Il feeling delle mie due signore, alla vista di Al Rashid con l'amante giovane, non fu dei migliori: le donne hanno sempre un sesto senso e una sensibilità diversa da noi uomini nel valutare e giudicare le persone a prima vista....e quella cricca non gli piaceva....la serata fu surreale fino in fondo....intanto gli Arabi fumavano ininterrottamente (al ristorante non si poteva, ma appena ne avevano l'occasione lo facevano....il contabile aveva viaggiato in macchina con me e non aveva pudore ad accendere una sigaretta dopo l'altra, con il finestrino aperto, perlomeno....poi ,con la sigaretta in bocca, si addormentava e rischiava di bruciarmi la tappezzeria...).

Nonostante avessi appurato che bevessero alcool come fogne, quella sera andavano a coca cola, mi sembrava fosse un buon segno in quanto dopo cena avremmo dovuto chiudere la trattativa con un accordo di massima.

Finita la cena, lasciammo mia moglie e l'amica Andrea in hotel, mentre gli Arabi conoscevano già un locale, a pochi metri dall'hotel, dove era possibile fumare il narghilè (Locale arabo chiaramente, nei pressi della Gare de Montparnase).

In quel locale cominciarono a fumare come ciminiere, Hammed comiciò a bere come una spugna, mentre Al Rashid, il capo, con la sua amante al fianco, continuava a non toccare alcool, bere solo thé, fumare senza sosta e negoziare con me e Hassan che faceva da tramite. Restammo là fino alle due del mattino senza metterci definitivamente d'accordo, ma rimanendo distanti di pochissimo nel prezzo, cosa che faceva presagire un ultimo piccolo sforzo da parte di entrambi per chiudere la trattativa.

Il giorno dopo ci lasciammo con l'accordo di firmare un ordine, se ben ricordo, a 1.350.000 euro!!!! Da quel giorno non ho più rivisto Al Rashid e non ho più avuto contatti lavorativi con loro. Ho invece re-incontrato, casualmente, Hassan dopo qualche anno: dopo varie peripezie, si era lasciato con la moglie pesarese, si era messo insieme a una giovane donna Marocchina, con la quale viveva ormai a Dubai e aveva avuto un figlio da lei!!!!

Due altre trasferte di quegli anni rimangono anche tra i ricordi: una in Sud America, Brasile e Argentina, dove mi recai con l'amico Dario Testolin per una ricerca di mercato per conto della Stema e l'altra in India, dove volli partecipare a una collettiva italiana organizzata dall'ICE, a Bangalore, con l'ancora in vita Tekla Consulting International.

In Brasile ci tornai dopo le esperienze con Bergamo e Sergio Serri, che nel frattempo erano entrambi deceduti. Ritrovai alcuni clienti con i quali Sergio mi aveva fatto interfacciare anni prima, ma non ottenemmo nessun risultato concreto.

In Argentina invece Dario mi fece conoscere per la prima volta la Catavorello e tornavo a Buenos Aires dopo la prima volta che ci ero stato, come poi vedremo tra qualche pagina.

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