fr-26 - DIVAGAZIONI VARIE...ED EVENTUALI

Sempre dai miei appunti
L'aereo della Qantas parte puntuale da Fiumicino. Prima tappa Atene, dove però non si potrà scendere dall'aereo; poi Barhein, e qui il solito giro per il Duty free....poi Singapore dove ci fermiamo per circa una ora: ormai questo aeroporto lo conosco bene, secondo me rimane uno dei più belli al mondo....partiamo un po' in ritardo da Singapore per Merlbourne, altra sosta e poi Sydney, dove si arriva alle 9h30 del sabato mattina. In totale un viaggio di circa 30 ore su un aereo!!! Sono a pezzi....mi trascino...arrivo in Hotel e faccio un bagno caldo (quaggiù è inverno, la temperatura piuttosto rigida)...quindi di nuovo in taxi per andare subito in fiera. Non ho preso l'indirizzo della fiera pensando fosse facile trovarla, invece è stata una avventura (ricordo ancora una volta che non c'erano telefonini all'epoca...). Il taxista mi ha lasciato all'Exihbition Center, ho camminato per una ora alla ricerca di un padiglione con le macchine per il legno, ormai stremato dalla fatica, ma niente...non era lì la fiera!! Preso un altro taxi, con un taxista molto gentile e disponibile che, dopo faticose ricerche, è riuscito a scaricarmi nel posto giusto. Ho qui avuto 3 ore a mia disposizione nelle quali ho contattato un po' tutti quelli che dovevo e ho ...incontrato Cavassa...Maurice Gourley era là ...che mi ha poi accompagnato alla stazione di Parramatta e mi ha messo sul treno per il rientro a Sydney City. Arrivato in hotel sono sceso per mangiare una pizza per poi subito risalire in camera e mettermi a letto: erano le 21 di sabato ed ho fatto una dormita di....36 ore filate.............................................................
....questa sera ho di nuovo passeggiato un po' prima di andare a cena nel ristorante dove suonano jazz: ho ritrovato il posto dove 4 anni fa avevo passato una notte "pazza" con Antonio, un giovane ubriaco diventato amico occasionale....sono stato bene, ho bevuto un paio di birre e l'atmosfera mi piaceva: quando suonano jazz mi sento bene, ho voglia di volare...avrei però anche voglia di avere accanto qualcuno che condivida il momento con me.............................................................
..................qui è inverno e questo mi rende un po' abbacchiato, ma mi sto preparando alla mia ormai prossima vacanza al sole. Per un po' voglio cercare di dimenticare tutto e semplicemente rilassarmi. Comunque, qui a Sydney, nonostante l'inverno, il clima è mite: oggi è stata una giornata favolosa con temperatura intorno ai 13-15 gradi, cielo terso ed aria pulita da un piacevole vento di mare. Sono stato al porto questa mattina, era bellissimo, con l'imponenza della Opera House.............................................
.........oggi è uno di quei giorni che mi riconciliano con la vita e con il mondo!! La giornata è stata stupenda, clima mite, cielo terso senza l'ombra di una nube, favoloso...ho lavorato bene e credo aver concluso qualcosa di molto positivo, senza stress............
........da Wickmann ho incontrato Ragnoni che stava trastullandosi in attesa di incontrare un cliente.........
....volevo andare a fare una passeggiata al tramonto al porto, con la mia macchina fotografica e il nuovo zoom appena comprato, ma non posso usarlo finché non lascerò l'Australia perché comprato al duty free....
......sono arrivato al porto che il sole era già sceso, ma il panorama era comunque fantastico, come più piace a me, con quei colori giallo-rosso che emette il sole già nascosto tra le case: lo scenario era bellissimo, il Ponte sulla baia, l'Opera House, il MARE....in fondo basta poco per star bene!!! Tranquillo e rilassato ho camminato fino all'Hotel dove, per rilassarmi ancora un po', ho preso una bella sauna finlandese prima di andare a cena al ristorante girevole della torre di Sydney: la perfetta conclusione di una giornata perfetta!!!

DIVAGAZIONI
1988 (giusto per....) alcune note disperate, a seguito di giorni in continuo spostamento senza più tenere conto di fine settimana, feste, ferie o cose di questo genere.....
....mi sembra di andare incontro a una depressione. Il ritorno al lavoro è stato traumatico!!! Ritornare, dopo soli 10 giorni, ai problemi di sempre, alle preoccupazioni, magari solo banali, del lavoro di tutti i giorni, mi sta dando un fastidio particolare.
Spero si tratti solo di una crisi passeggera, ma il solo pensiero di essere ancora in viaggio per i prossimi 4/5 mesi mi dà quasi un senso di nausea. Ho ancora voglia di viaggiare, ma non a questo ritmo. Questo è un NON-STOP senza senso, è un cercare di prendere sempre più senza un obiettivo ben preciso. Avrei bisogno di fermarmi un po', rilassarmi, riflettere, fare alcune piccole cose che avrei voglia di fare come scrivere, leggere!!!......
....andare in Israele la prossima settimana mi preoccupa. L'aereo, la situazione laggiù, gli Ebrei e gli Arabi....Non ho paura, anzi, c'è la mia solita curiosità che mi spinge ancora di più a capire cosa stia succedendo da quelle parti. Ma l'angoscia, le attese in aeroporto, le corse in macchina, i discorsi con i clienti, le trattative allo spasimo: tutto diventa ogni giorno più difficile, si può smontare anche il più innamorato del proprio lavoro!!!
(....sono poi passati altri 32 anni.....e oggi potrei riscrivere le stesse parole.....magari passassero adesso altri 32 anni potendo scrivere, leggere, etc. etc.)
....i poi gli USA
Negli anni 80 era difficilissimo per i fabbricanti italiani affermarsi sul mercato americano, che era nelle mani dei tedeschi, con Ima e Homag che se lo spartivano. In particolare la Stiles ne aveva già il controllo e predominio. All'epoca però c'erano ancora tanti rivenditori più o meno importanti che fungevano da importatori. Quindi noi ci si muoveva in cerca di questi e, tra questi, la Danckaert era forse il più importante, almeno agli inizi di quegli anni 80. E stava cominciando ad avere un buon successo con la Biesse e la Celaschi, le cui squadratrici erano all'epoca un MUST.
Tolta la Biesse, e la Morbidelli che si appoggiava a Stiles, tutti noi piccoli pesaresi e qualche brianzolo, tentavamo di farci rappresentare da qualche buon importatore, che andavamo a cercare alle fiere, per poi insieme cercare qualche cliente utilizzatore.
Io trattavo movimentazione, che all'epoca era quasi impossibile vendere sul mercato americano. Non esisteva il concetto di linea, tantomeno flessibile, come si dice oggi, e non c'era necessità di sostituire manodopera (il costo orario dei lavoratori del legno era il più basso in assoluto, e ancora oggi è così....). Il mercato mobiliero era concentrato in North Carolina, High Point era la capitale mondiale del mobile con i suoi più di 30.000 addetti solo in quello stato americano. Ma il mobile americano all'epoca non era fatto di pannelli truciolare assemblati, bensì si usava molto legno per mobili ancora di stile classico, montati e verniciati. C'era molta richiesta di squadratrici e linee di verniciatura. Produttori americani non ce ne erano tantissimi, se non appunto fabbricanti di squadratrici (Fletcher) e levigatrici (Time Saver) per via del molto legno massiccio. E verniciatura, che prevalentemente era a spruzzo. Quindi in queste categorie di prodotto qualche fabbricante italiano stava cominciando ad affermarsi, come la Celaschi che già ho menzionato, la DMC, che era all'epoca la più importante azienda italiana di calibratrici/levigatrici, e con lei la Costa. La foratura in linea stava altresì prendendo piede, specialmente in quelle aziende che fabbricavano mobili di basso livello, tutti in pannelli/kit, lavorando su grandi volumi (mi tornano in mente Bush, Armstrong, O'Sullivan e via dicendo). All'epoca questi grandi fabbricanti compravano, le foratrici appunto, in funzione delle commesse che gli arrivavano: sostanzialmente cercavano di ammortizzare l'investimento già nella vendita della fornitura. Dovevano per esempio consegnare 10 milioni di pannelli in tot tempo? Bene, gli servivano X foratrici, le compravano e il loro costo era inserito nel costo di vendita dei 10 milioni di pezzi (ho schematizzato per far comprendere il concetto, non era matematicamente così...). Ricordo, in quella fase, commesse di 10, 20, anche 50 macchine tutte uguali vendute in un solo colpo. E questa stava diventando la fortuna della Morbidelli (non era solo l'America così strutturata a quei tempi, le macchine erano più di serie e le imprese italiane ebbero la loro maggiore evoluzione in quegli anni di grande richiesta di standard). La Biesse inseguiva la Morbidelli in quegli anni, stava avendo una crescita esponenziale grazie alla richiesta del mercato ed alla bravura di Cavassa che spaziava per il mondo fino ad innamorarsi definitivamente degli Usa.
Fu così che, verso metà degli anni 80, Cavassa divenne grande amico del Sig. Longoni: la Longoni's aveva sede in Brianza e si era affermata come azienda di Engineering e import/export, che trattava in particolare il mercato asiatico, specificatamente aveva in mano il grande cliente coreano Borneo Mercantile (che già avevo trovato in Corea).
Longoni's stava quindi cominciando a presentarsi in Usa, dove già aveva piazzato alcune macchine italiane, e la Borneo Mercantile, che mirava a diventare il più importante produttore mondiale di mobili, stava programmando la costruzione di un grande stabilimento in California per andare alla conquista del mercato Americano.
Il binomio Cavassa-Longoni divenne quindi il binomio Biesse-Longoni's: infatti decisero insieme di andare allo scontro frontale con la Stiles su tutto il mercato americano.
Avendo la Stiles quasi il monopolio del mercato, dettava i prezzi delle macchine, che, rispetto al loro valore di vendita in Europa, negli Stati Uniti raddoppiavano di valore. Il motivo, al di là dei margini di guadagno, era anche tecnico, nel senso che il cliente americano aveva (ed ha) una serie di protezioni relative alle garanzie e ai tempi di intervento in caso di fermo macchina che richiedevano (e richiedono) una organizzazione perfetta nel post vendita. Inoltre vendere in Usa non era come vendere in Europa, coprire semplicemente un piccolo territorio, ma un continente, con costi di trasporto e di intervento altissimi.
Longoni's entrò a gamba tesa in quella situazione giocando sul prezzo, spinto e coadiuvato da Cavassa/Biesse. Improvvisamente sul mercato si trovarono macchine, delle stesse caratteristiche tecniche di quelle trattate dalla Stiles, a prezzi non dico dimezzati, ma inferiori del 30-40%. Con questa tattica Longoni's ebbe, in un paio di anni, una crescita incredibile e si posizionò subito come primo antagonista della Stiles. Apparentemente il business era favoloso: nonostante i prezzi bassi praticati in Usa, i margini in Italia erano ancora alti....ma non si erano fatti i conti con il mercato Americano e le caratteristiche accennate sopra. Alla vendita di un numero incredibile di macchine in pochissimo tempo, seguirono innumerevoli contestazioni e richieste di interventi in garanzia che portarono subito tutto il mega-business a sgonfiarsi, costringendo la Longoni's al fallimento (così come poi fallì il progetto della Borneo Mercantile in Usa: fu uno scandalo internazionale che coinvolse il padrone della Borneo, per fondi personali realizzati all'estero....ma non voglio entrare in questo tipo di argomenti...)
Nonostante la Longoni's fosse fallita, la Biesse da parte sua aveva continuato la sua crescita inarrestabile, facendosi ormai conoscere sul mercato Usa come concorrente principale della Morbidelli, conquistandosi così una sua diretta quota di mercato. E contemporaneamente Cavassa, sempre più innamorato degli Usa, si era praticamente già trasferito là e, con il suo fare istrionico, si era fatto conoscere in tutto il paese.
Parallelamente alla Biesse, a Pesaro stava avendo una forte crescita la IDM (poi ne vedremo delle belle), che ugualmente si era affacciata sul mercato Usa, tramite un altro importatore piuttosto importante, la Basset, di New York, cominciando ad avere delle buone referenze.
Noi, come RBO, eravamo legati a tutti questi fabbricanti, avendo macchine di asservimento, dedicate al carico e scarico delle foratrici (Biesse o Morbidelli per me pari sono....) e di linee complete di squadra-bordatura, di cui già molte erano state installate, insieme alla IDM, ma soprattutto con i tedeschi della Homag. Nel nostro piccolo, già nella seconda metà degli anni 80, eravamo diventati leader mondiali, sorpassando prima la Ulmac, azienda Danese con stabilimenti in Italia (Uffe Laresen, il proprietario, altro mitico e storico personaggio del nostro settore di attività), poi la Sergiani, arrivando così a sfidarci quasi sistematicamente con la Bargstad tedesca. E sulle linee di foratura automatiche eravamo sicuramente il numero uno.
Chi cercava fortemente di entrare in Usa a quei tempi era la Viet. Storicamente questa è l'azienda di macchine per legno più vecchia di Pesaro. In quegli anni era completamente nelle mani di Stefano Vichi, che già abbiamo incontrato più sopra (vedi Australia). Con Stefano ero diventato amico e ci si scambiava spesso idee e qualche programma di vendita congiunta. Loro, per esempio, erano fortissimi in Francia, così come noi della RBO, e ci si confrontava spesso sul quel mercato.
Inoltre, legata un po' al carro della IDM, si faceva faticosamente strada la MacMazza, all'epoca creata e controllata dal Professore, Luigi Mazza. Il Professore perché, al di là di essere diventato imprenditore, era anche insegnate all'Istituto Tecnico Benelli di Pesaro, che a quei tempi ancora sfornava qualche tecnico di ottimo livello. Anche con Il Professore sono diventato amico e, essendo lui un po' pazzerello, ne abbiamo poi fatte di cose strane insieme........
Ma torniamo al Mercato Usa.
Cavassa, finito il binomio con Longoni, e avendo perso il suo vecchio distributore, Danckaert, cercava una soluzione per sistemare le cose, magari in maniera più definitiva. E cominciava a nascere l'idea di una società che coinvolgesse un gruppo di aziende di Pesaro, complementari tra loro, per mettersi insieme con un investimento relativamente ridotto, e presentarsi sul mercato come interlocutori capaci di gestire tutto il processo produttivo della lavorazione del pannello, essendo il mobile in pannello ormai in grande crescita anche in America, per rimpiazzare poco a poco il mobile classico americano.
Un interesse comune poteva coinvolgere la MacMazza (sezionatura), la IDM (squadra-bordatura), la Biesse (Foratura) e la RBO per la automazione di asservimento a tutte queste macchine.
Io, con i miei andirivieni americani, avevo ormai un rapporto continuativo con Gianni e con tutto lo staff tecnico-commerciale della IDM (a partire da Luciano Zucchi, amministratore, per continuare con Massimo e Marco Rosati, tecnici e capisaldi dell'azienda, fino a tutti commerciali, Quondamatteo in primis che seguiva i mercati d'oltremare, e poi Koeppen responsabile dei mercati del Nord Europa).
Quattro aziende coinvolte quindi,.....quale miglior nome di....