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49 - LA TEKLA E RENZO GIUNTI

23.06.2020

Per dovere di cronaca e rispetto verso i rapporti più stretti di amicizia che mi sono capitati, devo menzionare l'avventura/disavventura che abbiamo in quegli anni di crisi vissuto insieme all'amico Renzo Giunti e sua moglie Elena.

Renzo l'ho solo nominato come partner nella Tekla Consulting International, ma non era solo questo. Ci eravamo reincontrati dopo anni per cominciare a collaborare quando ero precipitosamente rientrato dagli Usa. La nostra conoscenza risaliva a quando ero agli inizi della carriera in RBO. Renzo lavorava come tecnico installatore per la Comil e di tanto in tanto ci si incontrava da qualche cliente o su qualche fiera.

Una di quelle volte fu alla famosa Fiera di Mosca, di cui ho raccontato le avventure galanti dei vari partecipanti. Tra queste la più clamorosa fu quella che Renzo ebbe modo di vivere in quei giorni, in quanto lo portò ad innamorarsi di Elena, fino a farla diventare sua moglie ed avere una splendida figlia da lei.

Dall'esperienza fatta in tanti anni in Comil, Renzo decise di mettersi in proprio e creò la ERREGI, azienda specializzata nella realizzazione di macchine di imballaggio e linee di assemblaggio mobili.

Quando cominciai la mia attività indipendente con la Tekla in Francia, gli chiesi di darmi fiducia lasciandomi trattatre il suo prodotto su quel paese. La fiducia fu subito ricambiata con l'acquisizione di qualche bell'ordine che riuscii a fargli prendere, uno in particolare presso la Ditta Gillet, a Aurillac, dove installammo una linea completa e io rielaborai il lay out della fabbrica per trasformare la produzione da massiva a flessibile.

Per un paio di anni lavorammo bene in collaborazione e questo ci portò appunto a diventare partners nella Tekla Consulting International, che avevamo deciso di creare in Italia, insieme agli altri partners, la Stema quale fornitore di tecnologia di foratura inserimento flessibile e Gérard Fournier per implementare la parte consulenza.

Si stava perpetrando la crisi mondiale, ma io reputavo che ci fosse un potenziale enorme nel tipo di attività che avremmo potuto sviluppare unendo tutte le nostre competenze. Vedevo già allora quello che oggi si sta puntualmente realizzando: si chiama fabbrica 4.0, ma la sostanza è l'automatizzazione di tutto il processo produttivo nella fabbricazione dei mobili.

E a monte del processo vedevo sempre più l'utilizzo della tecnologia Nesting.

Non son qua per rifare la cronistoria della evoluzione del Nesting, in America prima e in Europa poi. Già ho menzionato sopra che trattai la prima macchina Nesting, per il solo taglio di pannelli, della Biesse venduta in Francia, alla ditta Delias. Questo solo per dire che personalmente vedevo quella evoluzione e ci ragionavo su giorno e notte.

Durante alcuni degli incontri che ormai erano diventati frequenti con Renzo, si discuteva su quale tecnologia eventualmente lui avrebbe potuto spostarsi per differenziare la sua offerta, vista la crisi che stava sempre più avanzando. Si pensava ad una foratrice flessibile con caratteristiche un po' diverse da quanto si poteva trovare sul mercato, ma la concorrenza sarebbe stata quasi impossibile da battere. Poi un po' alla volta si cominciò a parlare di Nesting, solo per tagliare però....Siccome per tagliare normalmente si usavano, e ancora si usano, delle macchine chiamate sezionatrici, che, su una linea di taglio, lavorano con una sega, nella mia mente si faceva largo l'idea di una macchina che mantenesse la stessa linea di taglio, come una sezionatrice appunto, ma utilizzasse una fresa, come si faceva invece sulle macchine Nesting. Interpolando il taglio longitudinale della fresa, con una spinta ortogonale del pannello da tagliare, si poteva riprodurre qualsiasi dimensione di pezzo rettangolare. Dietro a queste considerazioni elementari, Renzo escogitò un sistema che brevettò e che decise di realizzare, costruendo una macchina rimasta unica, ma che aveva un elemento tecnico rivoluzionario.

Renzo decise quindi di investire in un prototipo, che io da parte mia avevo proposto ad alcuni fabbricanti francesi, che avrebbero potuto acquistarlo nel momento in cui fosse stato realizzato e testato.

Tra questi, Jean Michel Daron si disse pronto a instaurare un partenariato, che avrebbe permesso a Renzo (e alla Tekla) di acquisire un ordine, e a lui di acquistare una macchina rivoluzionaria a un prezzo di favore.

Renzo partì con la realizzazione della macchina e io firmai l'accordo con la S2im di cui in quel momento Jean Michel era amministratore. Vado dritto alla fine della storia:

la macchina fu realizzata nel bel mezzo della Grande Crisi. Fu fatta funzionare e diede degli ottimi risultati, con però anche alcuni problemi che si sarebbero dovuti sistemare con qualche accorgimento tecnico che già era stato valutato. D'altro lato invece Jean Michel non mantenne il suo impegno di ritirare la macchina, che rimase diversi mesi in attesa di conoscere la sua fine. La presentammo anche a una fiera di Milano, dove ebbe un riconoscimento favoloso da parte di potenziali clienti. Ma, essendo il mercato in piena crisi economica, nessuno in quegli anni era pronto a fare un investimento, comunque consistente, in un prototipo eseguito da una azienda che, seppur conosciuta e stimata per la sua serietà, non aveva esperienza specifica in quel tipo di problematica. Tutto questo è costato tantissimo all'amico Renzo, che ha pagato a caro prezzo quella esperienza, che avrebbe potuto essere di tutt'altro valore solo che fosse stata fatta in un momento più normale del mercato.

Questo fu uno degli episodi più spiacevoli della mia carriera!!!!

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