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27 - QUATTROTECH

16.07.2020

Gianni aveva stretto rapporti di collaborazione con Jurgen Shumacker che aveva una distribuzione di macchine e con Rick Bullin, uno dei migliori veditori della Stiles. Inoltre aveva conosciuto un giovane avvocato italiano che stava facendo carriera ad Atlanta, Tito Mazzetta. Con questo gruppo di persone, al quale io mi aggiungevo di volta in volta, si cominciò a preparare tutto quanto necessario per fare partire la struttura Americana che avrebbe dovuto gestire tutta la gamma di macchine dei suddetti fabbricanti, offrendo in loco servizio ricambi ed assistenza.

Si scelse Charlotte come sede sociale: al tempo questa città era, insieme ad Atlanta, la più in evoluzione degli Usa. Diverse multinazionali stavano spostando là la loro sede (vedi Pepsi Cola per esempio, per controbattere la Coca Cola che aveva, ed ha, sede sociale ad Atlanta) e il North Carolina era il centro dell'industria mobiliera americana. In quegli anni il Sud dell'America stava superando il Nord industriale e stava diventando la zona più in crescita del continente americano. Mentre a Ovest stavano nascendo le multinazionali dell'elettronica (Silicon Valley) al sud stava crescendo il mercato dell'indotto, della logistica, delle sedi di varie aziende estere. Atlanta, con il suo nuovo aeroporto, la Coca Cola appunto e la CNN, che si stava imponendo come maggior network mondiale, era diventata in pochi anni, se non la più ricca, una delle città più ricche d'America. Seguita a ruota da Charlotte, che era poi anche la più giovane d'America in termini di età media della popolazione.

La Quattrotech fu creata e divenne operativa, se ben ricordo, nel 1987. La collaborazione tra le quattro aziende durò poco più di un anno, quando la Biesse, sollecitata da Cavassa che, da buon istrione, voleva la libertà di gestire il tutto a suo esclusivo piacimento e dal fatto che il loro passo gara, come si direbbe oggi, era molto più veloce di quello degli altri componenti il gruppo, decise di staccarsi e creare la sua filiale diretta, che ancora oggi è la Biesse America.

Nel frattempo però era stato firmato, grazie a Cavassa, che sempre più stava diventando un personaggio sul mercato americano, con interviste e redazionali imperniati sulla sua persona che apparivano sui maggiori giornali di settore (fece scalpore la sua foto a figura intera sulla copertina di FDM, tuttora il maggior giornale del settore, non solo in America), un ordine importante che coinvolgeva 3 delle 4 aziende della Quattrotech: tutte meno la Biesse....

Il cliente era la Ditta Joyner, in Ohio, e l'impianto ruotava intorno alla sezionatura, che era stata gestita inventandoci un impianto completamente speciale per poter rispondere all'altissima produttività che era stata richiesta. Si trattava di una altissima produzione di pezzi stretti per la fabbricazione di cassetti. Ci furono diversi incontri con il cliente, un personaggio strano (come tutti quelli che ho poi potuto frequentare in quel paese....). Mr. Joyner venne alcune volte in Italia per le trattative, così come io dovetti recarmi più volte da lui in America. Per quanto abbia un ricordo sfuocato, ho però dei flashes che mi fanno rivedere la incredibile fabbrica dove l'impianto fu installato, pieno di gente di infimo livello e in un capannone che poteva ricordare l'inferno dantesco. Chiaramente, come ormai ho potuto appurare al 100% sugli impianti di un certo livello di speciale e tecnologia più complessa, sorsero dei problemi tecnici e di gestione, che alimentarono quella che già era una discordia all'interno del Gruppo che si era appena creato.

Nel frattempo, come vedremo nel prossimo paragrafo (decennio), si stava sviluppando sempre più il concetto di integrazione di macchine, just in time, flessibilità, ingegnaria, ......GRUPPI....

Ho fin qui dato dei flashes di tanti piccoli e grandi episodi verificatisi nei mitici anni '80. Ho intitolato questo capitolo della mia vita Imparare il business e così effettivamente fu per me.

Come ho già menzionato, alla fine del 1989 lasciai la RBO ed iniziai una nuova avventura passando dalla semplice movimentazione alla Engineering. Mi sentivo pronto per una sfida più importante, nella quale avrei voluto coinvolgere i miei titolari di allora, quindi impostare un nuovo business più rivolto agli impianti e a macchine speciali, ma Oscar (Renati) e Gilberto (Bonopera) tergiversavano. La RBO era piena di lavoro, quando lasciai avevamo quasi due anni di portafoglio, con tante macchine standard, ma con sempre più speciale da gestire. In particolare era stata presa la commessa per tutta la movimentazione della nuova fabbrica Mobalpa che sarebbe dovuta essere produttiva l'anno successivo.

Due erano le mie convinzioni fin da allora:

  • In una azienda bisogna dividere lo standard dallo speciale: le due cose non possono convivere nella stessa area produttiva, devono avere due gestioni diverse, i tempi di fabbricazione e di impegno di ufficio tecnico sono differenti e le problematiche che devono risolvere sono diverse (l'ho detto in due parole, ma non sono qui per un trattato tecnico...)
  • In generale, ma quantomeno nello specifico della ingegneria, occorre unire le forze, mettere insieme competenze diverse per poi presentare soluzioni uniche.

Nel nostro settore, come tutti ormai sanno, si sono poi creati dei Gruppi che in qualche modo hanno seguito questa filosofia e, con acquisizioni varie, si sono strutturati per, appunto, in parallelo alla gamma standard di macchine, sviluppare soluzioni speciali integrando macchinari di diversa tecnologia.

Alla fine degli anni '80 non esistevano ancora i Gruppi che oggi ritroviamo sul mercato mondiale. Per primi i tedeschi (come sempre) si mossero in quella direzione. Fino a quel momento la RBO vendeva la sua movimentazione ad asservimento di macchine di altri, che fossero italiani (come visto Biesse, Morbidelli e Idm in particolare) o stranieri (il maggior numero di macchine standard, il mitico Tornado, andavano su linee della Homag vendute in tutto il mondo). Da quel momento in poi i tedeschi si organizzarono sempre più proponendo loro movimentazione, avendo acquisito ed integrato la Ligmatech, che faceva automazione di più basso costo e macchine speciali.

Io, essendo stato impegnato in tutta la trattativa per la nuova fabbrica della Mobalpa, avevo trascorso gli ultimi tempi a stretto contatto con l'Ing. Pritelli e Jacques Jouannis e stavo sempre più immergendomi in concetti di linea flessibile e just in time, che la Mobalpa già aveva sperimentato, ponendosi all'avanguardia mondiale, e che voleva ancor più spingersi a portare avanti nel nuovo processo produttivo.

Vedevo quindi la necessità di creare una Engineering tutta pesarese mettendo insieme le aziende che, con le loro diverse competenze, potevano creare e allestire degli impianti di estrema avanguardia: vedevo la necessità di consorziarsi, fare Gruppo, appunto......

Prima di inziare il prossimo decennio, metto qui di seguito il manoscritto di un articolo che avevo preparato in risposta ad un altro apparso qualche giorno prima su Il Resto del Carlino di Pesaro: non ricordo se fu pubblicato o se restò sempre tra le mie carte chiuse in un cassetto, ma rende bene l'idea di quel che pensavo relativamente alla associazione di aziende in quel finale di anni 80.

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