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8 - RICERCHE DI MERCATO

Se per l'ultimo anno prima della mia assunzione alla RBO ho fatto quasi una cronaca tipo - La mia vita minuto per minuto - da adesso voglio provare a procedere per spots, alcuni aneddoti, alcuni personaggi, alcuni luoghi, riportando anche di volta in volta alcune note che a quel tempo ero abituato a scrivere durante i lunghi viaggi o le lunghe notti passate da solo.

Devo però continuare ancora un po' con la cronologia dei fatti da quel 16 luglio 1980 e i mesi che seguirono fine a fine anno.

Tutti sanno che normalmente il mese di agosto è mese di ferie e le aziende chiudono. Quindi, dopo solo 3 settimane di lavoro ufficiale ero già in ferie....e questa volta avevo anche qualche soldo da spendere. Decidemmo, insieme al mio amico Enzo, quello che mi aveva prestato i soldi per il biglietto a Dubai, di partire in macchina, la sua macchina..., per la Grecia, meta Salonicco. La partenza era prevista per il 2 agosto, e in quel giorno, mentre stavamo preparandoci alla partenza, giunse la terribile notizia della strage alla stazione di Bologna. La mia città adottiva, la stazione da dove avevo preso una infinità di volte il treno ai tempi della Università. Ero abbastanza turbato e ci prese un attimo di paura non sapendo cosa stesse esattamente succedendo...... saremmo dovuti passare per Bologna, salendo verso il nord per raggiungere l'allora Jugoslavia, che avremmo attraversato per scendere poi attraverso il Montenegro, l'Albania e raggiungere la Grecia......

Da Wikipedia:

Il 2 agosto 1980 alle 10:25, nella sala d'aspetto di seconda classe della stazione di Bologna affollata di turisti e di persone in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, venne fatto esplodere e causò il crollo dell'ala Ovest dell'edificio[12]. La bomba era composta da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta «Compound B», potenziata da 18 kg di gelatinato (nitroglicerina a uso civile)[13].

....quindici giorni di vacanza e si ritorna al lavoro.....in brevissimo tempo mi integrai completamente in azienda, i tre titolari della RBO si complementavano perfettamente, uno responsabile della produzione, uno commerciale, il terzo tecnico che sviluppava idee....

Oltre alla gestione corrente degli sviluppi dei contatti presi da loro in fiera, cominciai a fare ricerca di mercato, cercai in sostanza di mettere in pratica tutto quanto studiato e imparato nel corso da Export Manager ......e ottenni il mio primo biglietto da visita dal quale risultavo, appunto, Export Manager. In quanto tale, essendoci una fiera in Inghilterra (Birmingham), si decise di andarci, almeno per una prima presa di visione.... e ci andai insieme al Sig. Oneda, che mi aveva ormai preso come suo confidente, trattandomi quasi come un figlio, o perlomeno come quello a cui avrebbe trasferito le sue conoscenze e i suoi pensieri, che non collimavano troppo con quelli dei suoi soci: lui era il teorico, gli altri, molto più giovani, volevano piuttosto ottenere ottimi risultati economici.

Partimmo insieme in aereo per la fiera, io ci rimasi fino all'ultimo giorno, che era un sabato, per prendere poi il volo di ritorno da Londra la domenica pomeriggio. Quello che feci, fu prendere l'occasione di essere nel Regno Unito per chiedere a George (il mio amico scozzese) se gli fosse piaciuto fare una veloce rimpatriata e incontrarci, anche solo per una serata, a Birminghan, dove lui sarebbe potuto venire in treno da Glasgow. E George disse subito sì, voleva capire quanto era successo in quei mesi di distacco, che lavoro stessi ora facendo, come era finita con gli Arabi, come era la situazione con Luzia, tutto, tutto, tutto.....e non solo disse sì, ma contattò Jane, una sua amica di Leed, affiché si unisse a noi.

Jane era una splendida e sensibile ragazza inglese, che George aveva conosciuto in Università e che aveva invitato a Pesaro l'anno prima quando lui vi insegnava .....Jane, come tutte le ragazze che ruotavano intorno a George, era in qualche modo infatuata di lui e a lui anche piaceva molto. Chiaramente, nei giorni in cui Jane era stata a Pesaro, io l'avevo conosciuta, mi era piaciuta tantissimo per la sua dolcezza e sensibilità, e mi avrebbe fatto un gran piacere poterla re-incontrare là in Inghilterra.

Fu così che ci demmo appuntamento alla stazione di Birmingham dove lei arrivò da Leeds, George da Glasgow e io dalla fiera che aveva chiuso i battenti.

Ci abbracciammo, scambiammo ricordi e aneddoti, ognuno spiegando cosa fosse cambiato nell'ultimo anno. Io il mio lavoro, George era stato assunto come professore di ruolo al liceo di Glasgow, Jane era una pianista, era diventata professoressa di piano.

Andammo a cena in un ristorante Greco che incontrammo camminando per strada: faceva un freddo terribile e decidemmo di rinchiuderci subito in un luogo caldo. Il ristorante era semi deserto, non ricordo se ci fossero appena altre tre-quattro persone a cena. Per contro il padrone era molto gentile e il cibo molto buono. Oltre al cibo bevemmo anche abbondantemente, prima birra e poi una bottiglia di vino......e intanto, parlando, ridendo, riflettendo, il tempo passava, finché rimanemmo soli nel locale. Stranamente c'era un pianoforte in quel ristorante e....va da se che chiedemmo al padrone, che ci aveva presi in simpatia, se Jane avesse potuto suonare per noi. Lui acconsentì e ci ritrovammo tutti immersi in una atmosfera fantastica e surreale, la mente un po' annebbiata, la nostra gioventù che ci aveva ormai portati alla maturità, tutto ero strano, ovattato, Jane suonava e io e George ci alzammo e ci mettemmo a ballare tra i tavoli vuoti.....finchè il proprietario non venne a rompere l'incantesimo per chiederci di andare essendo ormai arrivata l'ora di chiusura.

Uscimmo in strada nella notte freddissima di Birmingham. George aveva organizzato per dormire nell'appartamento di un suo amico residente a Birmingham, che quella notte sarebbe stato assente e che avrebbe lasciato le chiavi vicino alla porta. Così allegri e rilassati, incuranti del freddo, ci recammo all'indirizzo che George aveva, arrivando al posto previsto che già era mezzanotte. George cercò dove il suo amico gli aveva detto sarebbero state le chiavi, ma non le trovò, ci guardammo intorno, tutto buio, tutto chiuso, nessuna luce.....provammo a suonare un campanello, nessuna risposta....nel pieno della notte, non proprio in centro e un po' lontani da ogni possibile attività, non sapevamo più cosa fare....la prendemmo però senza panico, la serata era stata troppo bella per essere rovinata da una disavventura....e fu così che considerammo quanto ci stava succedendo semplicemente come una "bella avventura" e...partimmo per una camminata senza meta nel cuore della notte.

Ricordiamoci che non c'erano ancora i cellulari e che in Inghilterra tutti i locali chiudono alle 23. Il freddo era bestiale, accelerammo il passo per scaldarci, cercammo di restare allegri ma l'allegria piano piano svaniva lasciando il posto alla stanchezza. Camminammo cercando di indirizzarci verso il centro o verso la Stazione, ma non avevamo Google Map che ci guidava, dovevamo arrangiarci a istinto...e camminando passammo davanti a una stazione di radio taxi, il solo locale aperto che trovammo. Erano ormai le due del mattino, eravamo intirizziti dal freddo, ci sedemmo per riposarci un attimo e scaldarci. Ci chiesero se avessero potuto aiutarci, ma non sapevamo dove andare, il primo treno previsto era alle nove del mattino, chiedemmo se avessimo potuto rimanere là seduti un paio d'ore per non restare tutta la notte in strada. Ce lo concessero e provammo a dormire un pochino seduti su delle panche. Riuscimmo sì a scaldarci, ma dormire niente....bene o male arrivarono alle 5 del mattino.....chiedemmo la strada per la stazione e decidemmo di incamminarci per arrivarci a piedi, ormai decisi a chiudere l'avventura/disavventura in questo modo.

Camminando verso la stazione e arrivando in una zona più centrale, con ormai le case e gli edifici del centro che si concretizzavano davanti a noi, vedemmo, al di là della strada, un edificio enorme, tipica costruzione inglese di qualche secolo prima, con un cancello in ferro e un grande piazzale davanti. Non sapevamo di cosa si trattasse, una chiesa, no, un monumento storico, chissà....avevamo tempo, il giorno ancora non si faceva vedere, avevamo di nuovo molto freddo....decidemmo di andare a dare una occhiata più da vicino.....il cancello stranamente non era chiuso, con una piccola spinta si aprì....entrammo.....arrivammo allo splendido ed enorme portone in legno, spingemmo....si aprì....e ci ritrovammo in un atrio enorme, con una grande scalinata che, sviluppata su due fianchi, da destra e da sinistra portava al piano superiore.....salimmo le scale, io da destra, George da sinistra, Jane rimase nell'atrio....ci incontrammo al centro della balaustra sovrastante....guardammo entrambi Jane dall'alto, eravamo stanchi, felici, infreddoliti.....

Il caso: perché eravamo lì, noi tre, diversi l'uno dall'altro, nella notte tra un sabato e una domenica, soli nell'Università di Birmingham, padroni assoluti di quello stabile enorme e liberi di poter correre, cantare, dire qualsiasi cosa potesse passarci per la mente???!!!

Usciti di là continuammo a camminare verso la stazione, stava sorgendo l'alba, qualche bar cominciava ad aprire...ci immergemmo nel primo che trovammo, bevemmo un cappuccino caldissimo.....le parole erano ormai poche, eravamo esausti e dovevamo lasciarci....alla stazione un ultimo abbraccio e ognuno per la sua strada.....

Jane non l'ho più né rivista né sentita, non so cosa abbia fatto della sua vita, so che ho di lei questo ricordo bellissimo, anche se la sua figura è sfuocata nella mia mente dopo tanti anni....

.........................................

Ricordo quella volta in Inghilterra,

la mia prima trasferta di lavoro,

prendemmo un aeroplano d'anteguerra

ed anche il volo, che io adoro,

mi diede un'emozione d'arrembaggio

che mi sembrò di trovar tesoro

quando fummo sulla pista d'atterraggio.

Come se il catorcio non bastasse,

per dimostrar d'avere un gran coraggio

e quanto il rischio vero lui amasse,

il titolare che con me viaggiava,

trovò l'ultimo sedile della classe

così sicuramente mi mostrava

che lui sì avea quell'esperienza

che invece a me tutta mancava!!

Dovetti allora armarmi di pazienza

Per sopportar quei giorni fuori casa

Insieme a sta persona che di scienza

Ne avea più lui che tutta la NASA.

Sapeva delle cose questo e quello,

la testa dalle idee era pervasa....

Però dormirci insieme che macello

Russava tutta notte senza tregua

era certamente un gran fardello...

....e feci come quel che si dilegua

Andando giù a ballare senza giacca

In modo che così lui non mi segua.

Ricordo però anche, porca vacca,

mi venne una diarrea fulminante,

e non vi voglio dire quanta.....

perché sarebbe assai terrificante

il raccontarvi come lì di corsa

dovetti sempre andar seduta stante!!!!

Tutta la semana fu così trascorsa

Tra questo problemino e il mal di denti

Che mi prese come in una morsa

E non sapete quanti gli accidenti

Che ho mandato verso il mondo intero

Per fermare i miei spiriti bollenti.

Ci fu anche però, per dire il vero,

un aspetto simpatico e cortese:

incontrai infatti, per essere sincero,

il mio amico George, uno scozzese,

insieme a una ragazza niente male,

che non vedevo più da qualche mese.

Passammo una serata surreale

Mangiammo, solo noi, al ristorante greco

Dove bevemmo un po' più del normale

Facendo del mangiare quasi spreco.

In questo ambiente senza anima viva

Con un cameriere dallo sguardo bieco,

restammo alcune ore alla deriva

con Jane che suonava il pianoforte

ed io e George in pista si saliva

per ballare il Tango della Sorte

che durò per lunghissimi minuti

finché al locale non chiusero le porte!!!

Sulla strada ci trovammo sbattuti

Con il freddo che entrava nelle ossa

Ci sentivamo bene ed imbevuti

Di un sentimento che ti dà la scossa

Per continuare a vivere la vita

Fino al giorno della tua riscossa....

....ed anche questa storia era finita.

Al rientro dall'Inghilterra decisi di comprare una macchina. Con i primi mesi di stipendio avevo già messo via qualche soldino, trovai una Citroen 2 cavalli usata, ormai alla fine dei suoi giorni, a un prezzo quasi da regalo e decisi di prenderla: non potevo continuare ad andare in ufficio in bus o con passaggi chiesti ai colleghi, dovevo avere la mia indipendenza e, per fare i pochi chilometri da casa all'ufficio anche un piccolo catorcio sarebbe andato bene. Di lì a qualche mese mi sarei consolidato un pochino in termini di finanze e avrei potuto acquistare una macchina nuova, chiedendo un prestito in banca.

L'anno volgeva al termine e stavo cominciando a prendere pieno possesso del mio lavoro. In pochi mesi quella che era una attività inesistente di contatti con l'estero, stava diventando già routine quotidiana.

"foglio execel" dell'80

Il lavoro, come già detto sopra, me lo insegnava Daniele Rovinelli per quel che riguardava la gestione interna della corrispondenza e delle pratiche, mentre per il mercato, i contatti, la distribuzione, intrattenevo contatti con i commerciali della Biesse e della Morbidelli, oltre che IDM, le 3 aziende che si erano già consolidate a livello mondiale.

In particolare il primissimo grosso nome della cricca di commerciali che giravano a quei tempi con cui entrai in relazione, fu Gianni Cavassa.

Gianni era stato assunto poco più di 2 anni prima in Biesse per gestire appunto il mercato estero e in due anni era già diventato una Star. Il suo carattere estroverso e carismatico coinvolgeva non solo i clienti, ma anche i colleghi e i titolari delle aziende. A Gianni sono sempre piaciuti i soldi. Con Biesse, per i risultati che rapidamente aveva ottenuto, guadagnava bene, ma cercava anche entrate alternative, come poteva essere, eventualmente, farmi vendere qualcuna delle nostre macchine e incassare delle provvigioni extra. In quegli anni Gianni aveva in carico tutto il mondo, gli piaceva viaggiare e trattarsi bene nei suoi viaggi. Gli piacevano all'inverosimile le avventure d'amore, così come gli piaceva raccontarle non appena ne avesse l'occasione. Era, lo sarà per tutti i 40 anni che in vario modo ci siamo incrociati, un ISTRIONE.

In parallelo ai contatti in Biesse, intrecciavo rapporti in Morbidelli.

Sebbene la Morbidelli avesse alle spalle una storia ben più lunga e consolidata della Biesse, quest'ultima però aveva copiato la sua tecnologia ed era, in brevissimo tempo, diventata il suo concorrente principale. Negli anni '80 a Pesaro, oltre al fiorire di innumerevoli fabbriche di mobili, si parlava delle due aziende ormai leader, separate fisicamente dal Fiume Foglia: "quelli di là del fiume", era una frase ricorrente, sia che si frequentasse la Biesse, sia che ci si trovasse in Morbidelli.

Essendo le nostre macchine di asservimento a macchine operatrici, potevano adattarsi sia alle foratrici Biesse che Morbidelli, pertanto cominciava già a succedere che dallo stesso cliente noi, RBO, fossimo coinvolti con entrambi. Sul mercato invece avevano, evidentemente, due reti di distribuzione diverse e io poco alla volta cercavo di acquisire i distributori liberi su quanti più mercati possibili.

L'alter ego di Gianni in Morbidelli era Luciano Ragnoni, con il quale anche cominciavo ad interfacciarmi; ma in Morbidelli erano già più strutturati che in Biesse ed avevano più commerciali dedicati a mercati specifici. Tra questi c'era Giorgio Ugolini, molto amico di Riccardo (il nostro ragioniere) e quindi anche lui chiamato come consulente in RBO. Ugolini seguiva in particolare il mercato Tedesco e mi diede delle imbeccate verso il suo rappresentante.

Il mio rapporto con Luzia era ormai finito, ma continuava uno scambio epistolare tra noi e nelle mia testa c'era sempre la volontà di rivederla e prendermi, non sapevo ancora come, una qualche rivincita su di lei. Quindi, avendo adesso una macchina con cui potermi muovere (la vecchia due cavalli che stava in piedi per miracolo) e avendomi Ugolini spiegato il potenziale grandissimo del mercato tedesco, perché non andare a prendere qualche contatto proprio là? Non essendo in programma di fare altri spostamenti e sostenere altre spese dopo la trasferta Inglese, ma volendo io fortemente andare in Germania, proposi a Riccardo di concedermi la trasferta per la quale la ditta avrebbe sostenuto soltanto le spese di benzina e autostrada, mentre io mi sarei preso carico del resto, prendendomi però anche un paio di giorni di libertà da passare a Francoforte.

Il rivenditore della Morbidelli, molto amico di Ugolini, aveva sede a Bamberg, verso il confine con la Polonia. La città si trovava a qualche centinaio di metri di altitudine, era inverno e il tempo era di pioggia e, chissà, da neve.

Presi il mio macinino e partii all'avventura, ancora una volta. Il viaggio fu fantozziano: la pioggia non dava tregua, la 2 cavalli non riusciva a superare i 90 km /ora, velocità alla quale viaggiavano i camion. Mi trovavo quindi costantemente sulla scia di grossi mezzi commerciali, non riuscendo a superarli e prendendomi tutta l'acqua che potevano lanciare verso le altre macchine con il loro spostamento. Poi la deviazione per Bamberg....cominciava il nevischio, la strada saliva, la macchina arrancava, mi prendeva la paura di rimanere impantanato là ai margini della autostrada. Fortunatamente riuscii ad arrivare a Bamberg e, nonostante avessi più volte chiamato e confermata la mia venuta, siccome arrivai piuttosto tardi a causa del viaggio così disastroso......non trovai nessuno ad aspettarmi...

Bhè, il mio vero obiettivo era andare a Francoforte e... continuai il viaggio fin là. Questa volta passai un bel week end con Luzia, alloggiando in un appartamento che lei condivideva con una amica.

Il lunedì mattina lei doveva tornare al lavoro, iniziava alle 9. Io dovevo subito ripartire per rientrare in Italia, avrei speso tutta la giornata viaggiando, ma sarei riuscito ad arrivare in serata. Decidemmo così che, senza che lei dovesse prendere un autobus come tutte le mattine, l'avrei accompagnata io in macchina per poi proseguire il mio viaggio. La scuola si trovava in Kaiser Strasse, la strada pedonale di fronte alla stazione di Francoforte, quindi in pieno centro. Dovevo lasciarla all'inizio della strada, da dove avrebbe continuato a piedi per qualche decina di metri. Lasciammo l'appartamento verso le 8h30, ci sarebbero voluti 15-20 minuti per arrivare.....tutto bene, nel traffico non ancora congestionato del centro di Francoforte, passammo un incrocio, rallentai perché bloccato da una macchina davanti a me e......si spense il motore della 2 cavalli!! Provai a rimettere in moto, niente, non partiva....riprovai, niente....Luzia, da buona tedesca, cominciava a diventare furiosa.....ormai rischiava di far tardi al lavoro, cosa impensabile per lei....gli chiesi di aiutarmi a spingere per provare a rimettere in moto....ci provai, niente....lei scappò via di corsa per raggiungere la sua scuola e mi lasciò solo in mezzo alla strada nel centro di Francoforte.....non sapevo cosa fare.....la due cavalli era una macchina leggerissima, non mi venne in mente niente di meglio che provare a spingerla io da solo, come fosse una moto.....la scena fu: una sgangherata Citroen due cavalli, con targa italiana, nel centro di Francoforte, con un cretino al volante, sportello aperto, gamba di fuori e il cretino che spingeva......ma la fortuna, come sempre posso dire, mi assistette: un colpetto, un altro colpetto, uno scatto e....il motore ripartì...e via....

....per non rischiare non fermai più la macchina fino al confine con l'Italia, dove trovai una officina e mi cambiarono il motorino di avviamento.....

Altra cosa importante di quell'anno, ancora una volta incredibile, fu che, visto che ormai mi ero sistemato lavorativamente, ripresi ad allenare. Mi contattarono a Senigallia, c'era un progetto importante per fare evolvere il basket in quella cittadina, mi pressarono i miei amici-giocatori che mi volevano come loro allenatore, e se così fosse stato, mi avrebbero tutti seguito. Fu così che accettai.....questo voleva dire uscire di casa la mattina alle 7 per rientrare dopo la mezzanotte, quasi tutti i giorni. Alle trasferte di lavoro, che, seppur non moltissime, cominciavano a susseguirsi piuttosto rapidamente, aggiungevo le trasferte domenicali per le partite....e così andò avanti per 2 anni...

Dell'anno successivo, il 1981, il ricordo e l'evento più importante a livello lavorativo fu la decisione di partecipare con due macchine alla Ligna di Hannover, per la prima volta a una fiera internazionale, per me ovviamente, ma anche per la RBO e i miei colleghi.

Partimmo in macchina io Caterbo e Palmiero, arrivammo ad Hannover un paio di giorni prima della fiera per montare sia lo stand che le macchine. Lo stand ce lo portavamo da casa, colonne in estruso di alluminio nelle quali inserire dei pannelli di masonite: per tutta la mia permanenza in RBO era mio compito montare lo stand (non da solo chiaramente, il più delle volte ero coadiuvato da Bonopera, il Titolare...).

La fiera fu eccitante e fu il lancio definitivo della RBO sui mercati internazionali e del mio lavoro da Export Manager!!

L'aneddoto che è più presente nei miei ricordi di quella fiera è quello della Festa in Battello. Quasi tutte le aziende italiane organizzavano il trasporto delle loro macchine in fiera con la Saima, che si proponeva come lo spedizioniere più organizzato per gestire quel tipo di manifestazioni. Per ringraziare i suoi clienti della fiducia, la Saima di Hannover organizzò, se ricordo bene il terzo giorno di fiera, una festa, invitando tutti gli espositori che si erano serviti dei loro servizi per il trasporto delle proprie macchine.

Intorno ad Hannover c'è un fiumiciattolo che gira intono al centro e si poteva allora fare un giro panoramico della città su un battello. La festa fu organizzata quindi proprio in questo modo. L'invito era per le 19h, praticamente si sarebbe dovuto andare al battello direttamente dalla fiera. Tutti partimmo, quasi di corsa, dopo una impegnativa giornata di Fiera, ore e ore in piedi o a discutere con clienti, con poco cibo in corpo. Mano a mano che si arrivava, si saliva a bordo e ben presto un gruppo ben numeroso di gente era già stata imbarcata, tutti stanchi ed affamati. Non ricordo chi ancora mancasse, ma c'era un ritardatario che era tra gli organizzatori dell'evento, quindi si doveva obbligatoriamente aspettarlo. Ma, come detto, tutti erano affamati, stanchi ed assetati....si aspettò per un po' poi qualcuno cominciò a chiedere una coppa di spumante, poi un'altra, poi un'altra....e l'atmosfera cominciò a riscaldarsi.....il cibo non usciva, era stato organizzato un buffet, che però rimaneva chiuso nella attesa dei ritardatari...morale, quando il battello cominciò a muoversi e il cibo cominciò ad arrivare, la più parte degli ospiti aveva parecchio alcool in corpo e....barzellette, battute, si cominciò a cantare, urlare, tutti sempre più euforici.....la gente in strada si girava per guardare il battello pazzo, pieno prevalentemente di italiani che facevano un casino pazzesco.....fu una serata memorabile, rientrammo in porto con il 100% dei partecipanti ubriaco, ma il divertimento era stato grande. Il giorno dopo, la mattina, mancavano in fiera la metà dei partecipanti alla festa, tutti rimasti qualche ora in più in hotel per recuperare le forze.

In quell'anno successe anche un evento tragico che turbò tantissimo il mio animo e la mia sensibilità: il mio amico Enzo (Malatesta), quello che mi aveva prestato i soldi per comprare il biglietto per Dubai, morì in un incidente di moto i primi giorni di agosto: io mi ero recato al Sud Italia per una veloce visita ai miei nonni e, diversamente dall'anno prima, quando eravamo partiti insieme per la Grecia, avevo prenotato una vacanza solitaria di 15 giorni in Germania, a Balaubeuren, per partecipare a un corso di tedesco. Rientrai a Pesaro dal Sud solo per rifare le valigie e partire in macchina per la Germania. Il giorno dopo il mio arrivo là, mio padre mi inviò un telegramma per comunicarmi che Enzo non c'era più!!!

Chiaramente la cosiddetta vacanza non partiva con i migliori auspici e il mio cuore era spezzato: come è possibile morire a 28 anni, nel pieno delle forze e delle aspettative???!!!

Avevo affittato una piccola camera in una mansarda di un edificio poco distante da dove si tenevano le lezioni e lì, solo e malinconico, passai i primi 3-4 giorni senza dare adito a conoscenze durante il corso della giornata.

In aula c'erano ragazzi (e non) di diverse nazionalità europee, e un po' alla volta si cominciava a parlarsi, magari in inglese o in tedesco per praticare un po'. Tra questi vi era una splendida e giovane ragazza italiana, che si era appena diplomata e si sarebbe iscritta al primo anno di lingue alla università, ed era là per migliorare la conoscenza del suo tedesco. Di italiani ce n'erano pochi, fu così che ci conoscemmo subito tutti e cominciammo ad organizzare delle uscite serali per non rimanere a cena soli.

Dopo una di queste cene, essendosi creato feeling con la giovane italiana, la bella Roberta cui tutti i maschi avevano cominciato a fare il filo, mi ritrovai con lei solo in macchina essendomi offerto di accompagnarla al suo appartamento. Per farla breve, ci ritrovammo abbracciati in auto, sulle sponde del Bel Danubio Blu.

La mia sensibilità di quei giorni tristi mi aveva probabilmente portato alla necessità di condividere con qualcuno i miei turbamenti e Roberta aveva probabilmente percepito tutto questo. Sta di fatto che passammo i pochi giorni che rimasero di lì alla fine del corso promettendoci amore eterno, per poi lasciarci e sentirci solo telefonicamente (ricordo ancora una volta la mancanza dei telefonini a quell'epoca, quindi no Whats App, ma solo chiamate al fisso di casa al quale, il più delle volte, rispondeva il padre o la madre di lei...).

.....e il Bel Danubio Blu lo ritrovai.....

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