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14 - SVEZIA

Per rimanere nel Nord dell'Europa, dalla Finlandia passiamo alla Svezia. Qualcuno associa la Finlandia alla Scandinavia, ma così non è: il ceppo finlandese non si sa ancora esattamente che origini abbia, c'è un legame linguistico tra l'ungherese, il finlandese e il basco e non si è ancora riusciti a ben capire come sia stato possibile che un popolo possa essersi disperso su 3 regioni geografiche così lontane tra loro. Questo per dire che, arrivando in Svezia, ci si ritrova in un ambiente culturale completamente diverso, così come molto diversi sono i caratteri somatici della popolazione.

La cosa che accomuna comunque questi paesi è il freddo (o perlomeno lo era, visto che il cambiamento climatico che si sta verificando sul nostro pianeta sta avvicinando le temperature delle varie zone del mondo e i grandi ghiacci stanno scomparendo). Quando però frequentavo quelle zone negli anni 80, il freddo, d'inverno, si faceva ancora sentire, eccome.

E tra i ricordi più belli e nitidi della Svezia ho un week end passato immerso nella neve.

Dovendo restare là per il fine settimana per riprendere delle visite di clienti il lunedì successivo, il mio rappresentante del momento, che tra l'altro da poco aveva cominciato quel lavoro per la ditta Stenberg, per non lasciarmi solo senza saper come impiegare il tempo in quel momento di freddo intenso, mi invitò a passarlo nella sua casa di campagna, dove si rifugiava con la moglie e le due figlie piccole ogni volta che gli era possibile.

Per casa di campagna intendeva uno splendido chalet nel mezzo del nulla. Il territorio svedese è vastissimo, in inverno era tutto coperto di neve bianchissima che dava un senso di pace solo a vederla. I laghi, di cui la Svezia è costernata su tutta la sua estensione, erano completamente ghiacciati (non so se oggi lo siano ancora come in quegli anni) e nuove strade venivano definite potendo le vetture, e addirittura i camion, transitarci sopra.

Lasciammo la via maestra per addentrarci in una foresta e un po' alla volta vedevamo scomparire tutto, dal traffico ai rumori. Arrivammo quindi su una spianata completamente deserta, con davanti a noi soltanto una sterminata distesa di neve. Nel mezzo di questo mantello bianco si vedeva una casetta in legno con delle luci che facevano capire la presenza di persone. Ericsson prese il viale che conduceva alla casa, parcheggiò la macchina di fronte alla entrata e già sull'uscio c'erano la moglie e le due bambine che ci aspettavano.

Era già buio, ma la serata era splendida, illuminata da una luna piena che, rispecchiandosi sul bianco della neve, emanava un chiarore bellissimo. Spento il motore il silenzio diventò assordante.

Entrammo in casa passando dal freddo intenso della notte al calore coinvolgente della casa riscaldata anche da uno splendido camino posto al centro della stanza principale.

Dopo una bella birra per rompere il ghiaccio (mai espressione fu più appropriata....), cenammo tutti insieme in modo frugale, per poi rimanere soli marito e moglie con il sottoscritto, una volta mandate a dormire le bambine. Continuammo a chiacchierare bevendo acquavite come loro abitudine, ma in modo calmo e quasi silenzioso per non rompere quell'incanto di bianco e assenza di rumore che ci circondava.

Il giorno dopo, la domenica, subito dopo aver consumato una abbondante colazione, Ericsson volle portarmi poco distante, nella foresta, dove si ritrovavano tra loro gli abitanti della zona e dove i bambini potevano divertirsi con giochi invernali e passeggiate sulla neve.

Arrivati sul posto, scoprii che vi si radunava tanta gente per cimentarsi con lo sci di fondo. C'era infatti un circuito di 13 km sul quale sportivi più o meno di livello, si allenavano in vista di competizioni o solo per piacere personale. Tutti erano comunque ben equipaggiati e già più che rodati alla fatica di chilometri da farsi con gli sci ai piedi.

Io non sono mai stato un vero sportivo praticante (al di là di avere fatto l'allenatore di basket...) e tantomeno ero uno sciatore: mi ero fino a quel momento cimentato con qualche discesa durante le poche volte che ero stato in montagna d'inverno, mentre lo sci di fondo non sapevo neanche cosa fosse.

"Perché non provi a fare una passeggiata sugli sci anche tu? Io e le bambine vorremmo fare il circuito, se tu vuoi poi stare con noi, ti noleggiamo un paio di sci e ci segui. Non è molto difficile, magari provi per una piccola parte del circuito poi ti fermi e torni indietro"

"Ok, andiamo, dico io, non penso sia come la discesa, per la quale devi avere una pratica e saperci fare. Nel fondo alla fin fine devi solo camminare con gli sci. Via, ci provo"

Fu così che mi misero gli sci ai piedi e partimmo. Chiaramente facevo molta fatica, poi dopo un pochino che andavo, presi a destreggiarmi un po' meglio avendo preso confidenza e appreso i rudimenti su come posizionare i piedi (gli sci) per avanzare. Ma posso dirvi che è tutt'altro che semplice avanzare con gli sci in mezzo a alberi e sentieri che, oltre a piccolissime discese, hanno poi altrettante salite da affrontare. Tra uno sforzo e qualche risata, intanto stavamo avanzando nella pista, che era ormai piena di gente. Tutti andavano come se stessero veramente passeggiando con gli sci, tra loro c'era chi semplicemente sgranchiva le gambe, ma c'era anche chi si stava allenando per partecipare alla Vasalopet, la più importante competizione di sci di fondo della Svezia, competizione internazionale alla quale partecipavano campioni provenienti da tutto il mondo.....

Di tanto in tanto Ericsson salutava qualche conoscente e qualcuno gli chiedeva chi io fossi. E lui rispondeva

"Un mio amico italiano"....

....si dà il caso che proprio in quei giorni si stavano svolgendo anche i campionati mondiali di sci di fondo e il nostro De Zolt si era laureato campione del mondo della 50 km.....e così...

"Ahh, italiano, De Zolt, campione del mondo..."

Da Wikipedia:

Maurilio De Zolt (San Pietro di Cadore, 25 settembre1950) è un ex fondistaitaliano, vincitore di diverse medaglie ai Giochi olimpici invernali e ai Campionati mondiali di sci nordico.

Ai Campionati mondiali di sci nordico 1985 di Seefeld in Tirol ottenne le prime medaglie iridate in carriera, bronzo nella 15 km e argento nella 50 km e nella staffetta, proprio nell'edizione nella quale si affermava il passo pattinato[1]. Nella seguente edizione, disputatasi a Oberstdorf nel 1987, conquistò la prima medaglia d'oro e l'ottenne nella 50 km, la gara più lunga, che condusse in testa dall'inizio alla fine[1].

.....e mi salutavano festosi....e io ero orgoglioso di essere italiano (mi viene a questo punto, per associazione di idee, di ricordare quando poi molti anni dopo il saluto era: "Ahhh, italiano, Bunga Bunga....ah ah ah")

.....e intanto avanzavamo lungo la pista e le gambe facevano sempre più male....e Ericsson cominciava a dirmi:

"E' la prima volta che metti gli sci, non hai bisogno di fare molta strada, possiamo fermarci un attimo e tornare indietro, è molto più lungo continuare, non puoi fare tutto il track"

"No, continuiamo ancora un po' - dicevo io - italiano, campione del mondo".....finché, ridendo e scherzando, arrivammo a metà circuito: avevo già fatto più di 6 km!

"Cosa vuoi fare, chiamo qualcuno per venirti a prendere, vedo che sei stanco"......

"No, no , italiano, campione del mondo....ormai siamo a metà, tanto vale andare fino in fondo piuttosto che tornare indietro..."

....e continuammo....e, per quanto enorme fosse la fatica, non volevo mollare, ma non ce la facevo più e cominciavo a cadere, rialzarmi, poi una discesina, ma subito dopo una salita e arrivarono i crampi....Ericsson continuava a dirmi:

"Fermati qui, vado a chiamare una macchina per venirti a prendere..."

No, impossibile, dovevo arrivare fino in fondo.....è così fu: la prima (e unica) volta che ho messo gli sci di fondo ho fatto un circuito di gara completo di 13,5 km!!!!

Ma non finì lì....le figlie di Ericsson possedevano un cavallo, un pony cresciuto, e vollero assolutamente che provassi anche a farci un giro in sella. Ero sfatto dalla fatica, le gambe non mi reggevano più ed erano bloccate dai crampi....

"Dai, devi provare, ti teniamo noi"....mi fecero montare sul cavallo, che loro tiravano al laccio, e io sempre ho negli occhi la scena di un imbranato, con un sorriso ebete stampato sul viso stravolto dalla fatica, su quel cavallo docilissimo sul quale ero seduto in groppa con le due gambe divaricate e all'aria perché non riuscivo più a tenerle distese in quanto irrigidite dai crampi!!!....

Tante altre furono le volte che mi recai in Svezia, ma l'avventura di quei giorni rimane tra i miei ricordi più belli.....

NOTA: avevo le prove provate di tutto quanto sopra, mi ero portato dietro una Cinepresa appena comprata dalla ditta per fare dei video degli impianti che di volta in volta venivano consegnati. Ancora una volta ripeto che non esistevano telefonini con video camera e quant'altro. Le Cineprese erano enormi, con dentro una cassetta Video 8, di dimensioni 10 x 20 cm, a nastro riavvolgibile. Serviva poi un player (registratore...) da collegare al televisore, nel quale inserire le cassette per poter vedere la registrazione fatta. Già girando con quella cinepresa ero all'avanguardia......

Un paio di mesi dopo quella trasferta in Svezia mi recai in Usa, dovevo andare a Chicago, si faceva scalo a New York dove, arrivati a JFK International dovevo portarmi al Domestic Terminal per rifare il check in. Mentre ero al desk per questa operazione, appoggiai ai miei piedi la Cinepresa, che ormai mi portavo sempre dietro in una borsa apposita. Dopo pochi secondi che ero lì la borsa era sparita: tutti i films girati negli ultimi periodi erano così svaniti nel nulla!!

Tra quei films, oltre alla scena del Pony con me sopra, ce n'era uno per il quale ancora oggi piango la perdita.

Dovevo recarmi, come tante altre volte, da un cliente francese poco lontano da Parigi. Decisi quindi di fare un regalo e mia madre e mia sorella piccola portandole con me per un week end a Parigi appunto. Passeggiando alle Halles de Paris, la mia sorellina, che chiaramente era molto più esperta di me in gossip (quella volta si leggevano le avventure dei Vips soltanto sui settimanali quali Gente o Oggi) a un certo punto grida:

"Ma quello è Renzo Arbore.....ma...quella è Mara Venier, la moglie di Jerry Calà".......

Nessuno ancora sapeva della relazione tra i due, la Venier era sposata con Jerry Calà ed era in Fuga d'Amore a Parigi insieme a Renzo Arbore, in una relazione segreta che nessuno conosceva.

Corremmo per raggiungerli, chiamai: "Renzo"....lui si girò e rispose al saluto, mentre la Venier scappò via più avanti.

Renzo Arbore si fermò con noi perché mia madre subito gli disse di essere sua compaesana, essendo entrambi foggiani, e cominciarono a parlarsi in dialetto. Io cominciai invece a riprendere la scena con la mia cinepresa e la gag fu:

Arbore: "Bella Parigi, come mai siete qui? In vacanza?"

Mia madre: "Noi si, ma mio figlio è per lavoro..."

Arbore: "Ahh, che che lavoro fa??"

Mia madre, per vantarsi: "E' un MANAGER"

Arbore, rivolgendosi a me questa volta: "Cosa segui, Ballerine, Cantanti??..."

E io: "No, Macchine per il Legno!!!"

Tutto era registrato, tutto perso in quella cinepresa sparita nel nulla!!!

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